La Gatta Avventuriera

Certi giorni sono più difficili di altri e può volerci parecchio tempo per superare il trauma. È per questo che siamo stati assenti per un po’. Quando abbiamo deciso di raccontare le nostre avventure feline non avevamo considerato l’idea di raccontarvi dei giorni brutti, dei giorni in cui perdiamo uno di noi. Uno di quei giorni ci ha colpito di recente e non avevamo né sorrisi né parole da condividere.

Io sono la Gatta Dolce e non è la prima volta che un lutto mi colpisce. Sono nata dalla Mamma Gatta Randagia, che come dice il suo nome è una randagia che arrivò in un giorno di pioggia e che gli umani aiutarono, sebbene lei non si sia mai lasciata adottare, preferendo una vita solitaria e vagabonda. Ho perso le mie due sorelle. Ho perso un fratellastro e una sorellastra che erano anche fratelli di latte dei miei cuccioli. E ora ho perso la Gatta Avventuriera, una delle mie splendide figlie.

La Mia Umana e il suo Piccolo Branco mi accolsero e si curarono di me fin da quand’ero piccolina. A differenza della mia Mamma Randagia, a me piace stare a casa, avere un riparo sicuro e degli umani su cui poter contare. Quando ebbi la mia prima cucciolata, due femmine e un maschio che la Mia Umana ha definito opere d’arte per quanto erano belli, gli Umani si presero cura di me e adottarono anche i miei cuccioli. Se ne perdevo uno di vista, la Mia Umana mi aiutava a cercarlo a qualunque ora del giorno o della notte. Li ha curati quando stavano male e faceva di tutto per tenermi in forze. I miei cuccioli sono cresciuti e diventati bellissimi gattoni affettuosi e innamorati della Mia Umana. Lei è la loro preferita del Piccolo Branco Umano, quasi una seconda mamma.

Ma la mia splendida figlia era una Gatta Avventuriera, che non sapeva stare buona a casa a lungo e quindi usciva spesso per lunghe avventure. Più volte ci ha spaventati non riapparendo per uno o due giorni. Finché un giorno disgraziato la paura si è trasformata in certezza. Solo una cosa avrebbe potuto trattenerla dal tornare a casa, stanca e affamata (ma felice, perché le avventure erano la sua gioia), e acciambellarsi tra le braccia della Mia Umana a dormire e fare le fusa con lo stesso abbandono di quando era una piccola cucciola. La Mia Umana ha pianto tanto, e piange ancora. Questo è il prezzo dell’amore e della libertà. La mia dolce Gatta Avventuriera ha vissuto felice e amata e continuerà a vivere nei nostri cuori.

Buonanotte Cucciolotta.

La Gatta Dolce

Piove! Qualcuno Alzi il Volume

La pioggia mi fa venire in mente un sacco di cose. Prima di tutto che la odio. Da brava gatta, la sento arrivare già tempo prima e comincio ad innervosirmi. Quando iniziano i tuoni miagolo per esternare la mia angoscia. La pioggia mi ricorda quando ero per strada, non mi piace il rumore e mi mette in agitazione. Niente cantare sotto la pioggia per me, non se ne parla. Mi nascondo sotto il letto (dove la Mia Umana ormai ha messo una cuccia apposita per quando ho i miei attacchi di panico) e non mi rivedete più finché il mondo non è di nuovo asciutto. Mi calmo più facilmente se la Mia Umana accende la radio, una bella stazione di musica pop è quello che ci vuole per non sentire lo scrosciare dell’acqua. Niente rock o techno, mi mettono l’ansia. Se c’è il diluvio e niente altro funziona allora ci vuole la discografia di Enya a tutto volume, quella sì che mi rimette al mondo. Io ascolterei anche la stessa canzone a ripetizione per un giorno intero ma la Mia Umana si annoia e quando ha scoperto che mi piace Enya ha comprato tutti gli album. No so quanto il vicinato apprezzi .

La Prima Gatta mi ha raccontato anche che in un giorno di pioggia, prima che io arrivassi in famiglia, si presentò una Felina Sperduta alla porta del Piccolo Branco Umano. Forse si era persa, forse era solo in cerca di riparo dall’acquazzone in cui si era trovata. Miagolava e starnutiva e i suoi occhi lacrimavano. I nostri umani, sempre a farsi impietosire, la accolsero in casa, la asciugarono e le offrirono un pasto. La gatta era amichevole con gli umani e fece volentieri un lungo pisolino su una poltrona. La Prima Gatta non ne fu affatto contenta, era la prima volta che il suo territorio veniva invaso da un altro felino. Non dovette penare molto però, perché l’altra gatta aveva chiaramente una famiglia da cui tornare e una volta spiovuto volle uscire. So che tornò per delle visite, ma non si stabilì mai da noi.

Anche il resto della nostra Banda Felina si raduna a casa quando sta per piovere. Le umane ormai hanno imparato i segnali e si organizzano per tempo, ritirano i panni, aggiungono croccantini (quando siamo annoiati ci piace fare uno spuntino) e accendono la musica per me. Per solidarietà la Prima Gatta viene spesso a nascondersi con me quando piove, anche se lei non ha mai avuto paura della pioggia. Agli altri invece piace sfidare la tempesta e spesso arrivano a casa fradici, oppure se ne rimangono fuori col pelo al vento (il Gatto Mammone è uno di quelli) invece di rifugiarsi nelle casette calde e asciutte come fa la Gatta Fedele. Lei sì che è intelligente, arriva sempre prima che inizi a piovere, fa uno spuntino e poi dorme beata ignorando qualunque tempesta. È una tipa impavida lei.

Anche oggi piove. Qualcuno alzi il volume, finché Enya canta ce la posso fare.

La Gatta Casalinga

La Gatta delle Nevi

Io sono arrivata a casa del Piccolo Branco Umano il giorno dopo una spettacolare, quanto inaspettata, nevicata. Dalle nostre parti le nevicate sono rare, una di quelle cose che fanno storia, bloccano il traffico e tutti si ricordano. Certo io questo allora non lo sapevo perché era il mio primo inverno. Avevo circa due mesi quando sono stata abbandonata con i miei due fratelli e il mio papà e, come potete immaginare, faceva parecchio freddo quindi è stato un mezzo miracolo che siamo sopravvissuti tutti.

Il colpo di fortuna è arrivato quando uno dei miei fratelli trovò delle ciotole con croccantini e acqua davanti ad un’abitazione umana. Erano lì apposta per Felini Sperduti come noi, come scoprimmo poi da altri randagi che frequentavano la zona.  Mio fratello tornò da noi di corsa e ci guidò verso questo preziosissimo ritrovamento. Era mattina presto e il sole cominciava ad illuminare le scale ancora sporche di neve di quell’abitazione quando noi quattro le salimmo in fila indiana per andarci a sfamare.

Nel giro di pochi giorni facemmo la conoscenza del Piccolo Branco Umano che così gentilmente ci forniva il nutrimento. Eravamo tutti molto spaventati, ma specialmente io che ero quella un po’ più piccola e magrolina. Dopo qualche settimana però, il mio papà decise di prendere in simpatia le due umane che ci portavano il cibo e lasciò che lo accarezzassero. Io mantenevo sempre le distanze, mentre i miei fratelli (due buffoni ingrati se volete la mia opinione) le rampavano al primo tentativo di carezza. Per fortuna loro non si arrabbiavano, ma ridevano soltanto (un buffo suono che fanno gli umani che forse sono un po’ le loro fusa, non so, ma comunque è positivo).

Crescemmo lì e arrivata la primavera successe una tragedia. Ci rapirono! O almeno così sembrò a noi. Venne un’umana sconosciuta a prenderci e ci portò via. Ebbi tanta paura, vidi tanti estranei, fui costretta a digiunare e mi sentii male come mai prima. Poi però passò tutto. Ci avevano sterilizzato. Avevo paura che non avrei mai più rivisto i miei Umani Gentili. Non avrei potuto mai più farmi coraggio e permettergli di accarezzarmi. Ero molto triste.

Un mattino però mi ritrovai improvvisamente di nuovo in quel familiare giardino e corsi a nascondermi. Mi ripromisi in quel momento che nessuno mi avrebbe più preso e portato via. Mai più. Le Umane Gentili sentirono il nostro ritorno e uscirono, facendo suonare il cibo e chiamandoci. Io rimasi nascosta ma uno dei miei fratelli corse da loro quasi subito. Io uscii per ultima, solo dopo qualche ora.

Per consolarci, le Umane si inventarono quello che io chiamo il Gioco dei Wurstel, tagliandoli in tante rondelle birichine che rotolano da tutte le parti e noi dobbiamo inseguirle per mangiarle. È il mio gioco preferito e sono una campionessa imbattuta, li acchiappo in volo, sono la più veloce a scattare e trovo sempre anche tutti i pezzetti dispersi. In realtà è giocando che le mie umane si sono guadagnate la mia fiducia. Piano piano mi sono avvicinata sempre di più e ho accettato di mangiare con loro accanto e poi una sera, la Mia Umana mi diede una grattatina sulla testa mentre io ero distratta a mangiare e mi resi conto che le coccole erano una cosa fantastica! Da quel momento, sorprendendo tutti, non ho più smesso di volere coccole. È stato un po’ un colpo di fulmine.

Qualche mese dopo però, i miei fratelli e il mio papà decisero che preferivano una delle vicine del Piccolo Branco Umano e si stabilirono da lei, cosa che a me non ha fatto molto piacere. Li vedo sempre naturalmente e ogni tanto giochiamo ancora insieme, ma io sono rimasta con il mio Piccolo Branco Umano perché loro non mi hanno mai delusa. Anzi, siccome io sono un’esploratrice avventuriera e mi piace scorrazzare in giro invece di stare in casa, i mie umani mi hanno messo una casetta tutta mia vicino alla loro porta dove posso ripararmi e dormire al sicuro da tutte le intemperie. Poi mi basta farmi vedere alla finestra per farmi notare da loro se mi serve qualcosa, tipo uno spuntino extra perché le avventure mi fanno sprecare un sacco di energie. Sono anche diventata il capo di una Banda di Felini che vivono fuori con me e sono stati adottati da me e dal Piccolo Branco Umano. Un po’ per volta li conoscerete tutti (col tempo le casette sono aumentate). Insomma alla faccia dei miei fratelli che mi hanno mollata, io mi sono rifatta una famiglia, perché i miei umani io non li abbandonerò mai.

La Gatta Fedele

Il Postino Suona Sempre Due Volte – Teoria e Pratica del Citofono

Il mondo esterno è un luogo oscuro e pericoloso, perciò quando finalmente conquistai il mio posto nella Tana del Piccolo Branco Umano dovetti escogitare alcune strategie per assicurarmi che non vi avrei più fatto ritorno. Una di queste strategie consisteva nello stare costantemente appiccicata alla Mia Umana, o quando non c’era lei alla Prima Gatta. Un’altra era imparare a riconoscere i segnali di pericolo. Uno di questi era un suono acuto (e francamente piuttosto fastidioso) che riverbera per tutta casa prima dell’arrivo di estranei.

Gli estranei in casa sono una pessima cosa, portano solo sventure. A me gli umani piacciono, ma solo i miei. Solo di loro mi fido, perché mi hanno nutrita, coccolata e accolta. Qualunque altro umano per quello che ne so vuole solo portarmi via da loro e io mi ritroverei di nuovo sola e sperduta per strada. Ho i brividi solo a pensarci. La Mia Umana, cara innocente, pensava che avendomi trovata fuori io sarei voluta uscire ogni tanto a correre in giro, ma l’ho subito disillusa di questa falsa nozione scappando a nascondermi non appena vedevo aprirsi la porta della Tana. Non sia mai che qualcuno mi porti fuori! Io amo i letti, le poltrone e le cucce. Posso correre liberamente per casa con la Prima Gatta quando mi va e non voglio nient’altro. Fuori ci sono solo guai: solitudine, fame e paura. Nella Tana c’è calore, affetto e Pappa. Non c’è confronto.

Mi ci vollero diverse settimane di ascolto per imparare che il Suono Fastidioso cambiava a seconda di chi arrivava in casa. Una sequenza particolarmente lunga significava che stava rientrando uno dei miei umani e col tempo (dopo lunga osservazione per essere sicura di non aver frainteso) smisi di preoccuparmi di quel suono. Potevo rimanere tranquilla a dormire dov’ero. Ma un solo suono breve significava pericolo. Un estraneo sta per entrare in casa! La Porta sta per essere aperta! È necessario nascondersi, ne va della vita! Le prime volte la Mia Umana correva in giro per tutta la casa nel tentativo di trovarmi per rassicurarmi, e mi trovava sempre in posti super nascosti che solo io sapevo trovare (lei ci riusciva solo dopo disperate ricerche). Per esempio incastrata dietro un grande armadio, rimpicciolita in un micro spazio in cui la Mia Umana non pensava nemmeno io potessi entrare, o sotto una libreria o una poltrona dal fondo cavo. La Prima Gatta mi reggeva il gioco e non dava segno di avermi vista, mentre la Mia Umana si sgolava a chiamarmi.

Dopo un po’ di tempo, notando che lei veniva sempre a consolarmi e a proteggermi dagli estranei, mi fece pena e decisi di nascondermi sempre sotto al suo letto. Nessuno mi poteva vedere lì, perché la Mia Umana e la Prima Gatta erano le uniche a saperlo e non mi avrebbero mai tradito. Infatti finora nessun Estraneo è riuscito mai a prendermi. Con gli anni sono diventata anche un po’ più coraggiosa e ho imparato che ci sono degli umani meno estranei che ogni tanto passano dalla Tana ma non hanno intenzione di farmi del male. A loro, se la Mia Umana è accanto a me, concedo perfino di accarezzarmi sulla testa, purché poi mantengano le distanze e non facciano movimenti bruschi. Per gli Estranei veri e propri invece ora abbiamo un Piano d’Azione: la Prima Gatta fa da esca in bella vista con il suo sguardo sospettoso stile toccami-e-ti-mordo, mentre io al suono del Citofono (così la Mia Umana chiama il Suono Fastidioso) mi accuccio sulla sedia della Mia Umana e lei mi nasconde sotto la sua scrivania. Così io posso controllare la situazione senza essere vista e loro due che sono più spericolate tengono a bada gli Estranei.

Dopo tutta quella fatica per distinguere i suoni però, un giorno accadde qualcosa senza precedenti: due suoni brevi. Cosa poteva mai significare? Fuggire o restare? Mi ritrovai incerta e spaventata in mezzo al corridoio. Nel dubbio decisi quanto meno di correre nella camera della Mia Umana, il posto più sicuro della Tana. Poco dopo lei arrivò da me ridacchiando e mi disse, “Il Postino suona sempre due volte”.

Ma chi è il Postino?!

La Gatta Casalinga

Un Pesce di Nome PrimaGatta

Certi gatti hanno tutte le fortune. Prendete ad esempio la Gatta Casalinga, lei il bagno a rischio di affogamento l’ha dovuto subire una volta sola, appena arrivata in famiglia. Io invece…

Anche a me fecero il bagno il mio Primo Giorno, e superata la paura mi resi conto in fretta che fu un bene. Nel giro di poche ore tutte le mie pulci erano morte e io ero libera dai pizzichi e dal prurito. Che sollievo! Ricordo quella prima sera come se fosse ieri, finalmente pulita, coccolata e ben nutrita! Non la finivo più di fare le fusa alla Mia Umana. Ma poi, a tradimento, mi fecero altri bagni.

Noi gatti siamo esseri pieni di dignità, ma se c’è qualcuno in grado di togliercela, quello è il Veterinario. Dovete sapere che io ho il pelo bianco e nero e a una certa età può insorgere un po’ di quello che la Mia Umana chiama “acne felino” che spicca tantissimo sul mio bel mento bianco. Non sapendo che fosse innocuo, la Mia Umana mi portò dal Veterinario che procedette a radermi il pelo sotto il mento per applicare una crema puzzolente direttamente sulla pelle. Una barbarie! Io ne fui così sconvolta e spaventata che una volta tornata nel trasportino, ebbi un incidente. Non fu colpa mia, la lettiera era a casa e in quello stato d’animo persi il controllo delle mie funzioni. Un’umiliazione orribile, peggiorata solo dal fatto che la stessa scena si ripeté nei giorni seguenti perché andavamo dal veterinario per dei controlli e così finì che mi beccai ben due bagni nel giro di poco tempo.

Ovviamente mi ribellai con tutte le mie forze ai bagni (anche se mi ero sporcata potevo pulirmi da sola!) e mi esibii in alcune capriole volanti a mezz’aria che la Mia Umana definisce “alla Matrix”. A volte non ho idea di cosa parli. I miei sforzi non valsero a nulla però e fui lavata accuratamente secondo i loro standard. Tutto lavoro inutile perché poi mi sono comunque rilavata da sola. L’unica fortuna fu che quando l’acne ricomparve tempo dopo la Mia Umana mi risparmiò la tortura del Veterinario e invece di depilarmi si mise lei a spremere uno ad uno i puntini neri sul mio mento e applicò la crema. Fu una noia mortale e la graffiai un po’ per farle sapere quanto mi scocciasse, ma fu molto più sopportabile.

Ora che ci penso però, da allora non mi hanno più fatto i bagni con l’acqua, quindi forse hanno capito l’antifona…

Io (Non) Sto Con Gli Ippopotami

Uno dei problemi degli umani è che hanno strani Rituali Igienici e a volte pretendono che anche noi Felini ci atteniamo ad essi. Il mio Piccolo Branco Umano in particolare è molto fissato con l’igiene e la pulizia e a me non dispiace che tutte le mie Cucce e i miei Cuscini siano sempre puliti e profumati, i problemi arrivano quando si parla di Bagno.

Il Bagno è un rituale orribile a cui gli umani stessi si sottopongono ogni giorno, ma, anziché compierlo come noi Felini, gli umani si immergono in spaventose quantità d’acqua e sapone o si gettano sotto indomabili cascate per ripulirsi. Si comportano perfino come se fosse un’abitudine positiva, inconsapevoli o semplicemente noncuranti del pericolo per la loro vita. E se affogassero? Ogni giorno li guardo entrare nella Stanza da Bagno (luogo riservato a questi scellerati comportamenti) ed ogni giorno tiro un sospiro di sollievo quando ne riescono indenni. A volte resto ad aspettare fuori della porta, in attesa di rivedere la Mia Umana sana e salva, ma non ho il coraggio di entrare e se accidentalmente mi lascio vincere dalla mia curiosità o preoccupazione me ne pento sempre in fretta. Non mi piace mai rimanere chiusa in una stanza ma men che meno nel Bagno. È una trappola mortale!

La Prima Gatta invece segue spesso la Mia Umana nel Bagno e resta a fare la guardia durante la doccia. Spesso mi domando se si tratti di un certo gusto per l’horror o se semplicemente voglia assicurarsi che lei che non affoghi. Forse lei sarebbe anche in grado di salvarla se le cose si mettessero male, o forse mi illudo perché penso ancora che la Prima Gatta sia un po’ magica e speciale, proprio come quando ero cucciola e lei era il mio unico raggio di sole felino.

In effetti, appena adottata in casa, mi sottoposero al Bagno. Fui immersa in una bacinella e strofinata, ma fu una cosa così veloce (ed io ero così scioccata dai tanti cambiamenti) che non feci in tempo a mettermi a strillare che era già finito e la Mia Umana mi aveva avvolto in un asciugamano e mi stava coccolando. In seguito, tra la scoperta delle mie Ciotole e della mia Cuccia mi dimenticai in fretta della paura e li perdonai, apparentemente era fondamentale che io profumassi “di casa” per entrare nelle grazie della Prima Gatta e della Signora della Pappa. Ora quello che fanno è distrarmi e rilassarmi con la Spazzola (un magico oggetto che mi grattugia in tutti i punti giusti e mi leva il pelo di troppo) per poi attaccarmi con un panno umido di Lozione a secco che secondo loro è profumata, ma io poi mi devo mettere lì a lavarmi ogni centimetro per togliermela di dosso. Bleah! Ma almeno niente acqua.

La Gatta Casalinga

Quell’Altra e il Piccolo Branco Umano

Quell’Altra sarei io. Penserete forse che dovrei offendermi ad essere chiamata così, ma ormai è diventato praticamente un soprannome affettuoso. La Prima Gatta ed io non ci abbiamo messo molto a diventare socie nella buona e nella cattiva sorte, anche perché, detto tra me e voi, per quanto faccia la tosta in realtà è una tenerona. Non che lo ammetterebbe mai, anzi, ringhierebbe il contrario, ma a me non la dà a bere.

La storia del mio Primo Giorno è forse meno felice di quella della Prima Gatta, almeno all’inizio. Quand’ero piccolina, qualcuno mi strappò via dalla mia mamma e mi lasciò per strada in un luogo che non conoscevo. Ero sola e spaventata e l’unica cosa che pensai di fare fu nascondermi. Non so per quanto tempo rimasi sola, né quanto ci misi ad arrivare dove poi trovai il Piccolo Branco Umano, so solo che mi sembrò un’eternità e ancora oggi, a quasi cinque anni di distanza, mi capita di avere degli incubi su quei giorni.

Una sera, mentre ero nascosta sotto una macchina, annusai l’arrivo di un umano così mi affacciai e miagolai, cercando di capire se fosse un umano affidabile o uno di quelli che ti strappano alla mamma e ti abbandonano. Lui fece subito quei versetti che fanno gli umani quando ti vogliono chiamare, così io miagolai di nuovo e gli andai dietro, mantenendo una certa distanza per cautela. L’umano andò verso una casa e vedendo che lo seguivo chiamò fuori quello che poi compresi essere il resto del suo Piccolo Branco. Anche il resto del branco cominciò a fare quei versetti rassicuranti e in men che non si dica c’era un piatto di Pappa a poca distanza da me. Il Piccolo Branco Umano, composto dall’Umano Che Avevo Seguito e due femmine, si fece da parte per non farmi sentire minacciata ed io spazzolai il cibo, permettendo anche all’Umano di farmi una carezza. Quando sparirono di nuovo dentro la loro Tana, io trovai l’entrata e decisi che era un posto sicuro per fare un pisolino. Fu proprio davanti all’entrata della loro Tana che il Piccolo Branco Umano mi ritrovò poco tempo dopo, ma non si arrabbiarono, anzi fecero tanti altri versetti e mi offrirono altra Pappa, cui seguirono le Coccole. Le Coccole, se non lo sapete, sono la Cosa Migliore del Mondo. Neanche la Pappa è buona quanto le Coccole, io potrei vivere solo di Coccole, ne sono sicura.

Presi subito in tremenda simpatia l’umana più giovane, anche nota come la Mia Umana (o Nostra, non ho problemi a condividere io, purché mi si facciano tante Coccole) perché capì subito che quando usciva, per quanto apprezzassi la Pappa, volevo soprattutto le Coccole. La mia logica era semplice, la Pappa rimaneva nella Ciotola anche se la Mia Umana rientrava nella sua Tana, ma le Coccole se ne andavano con lei. Era una questione di priorità. Nel giro di un giorno avevo stabilito il mio quartier generale davanti all’entrata della loro Tana, era un posto riparato, con ciotole di Pappa e acqua e non dovevo neanche allontanarmi per espletare i miei bisogni perché c’erano tanti vasi in cui scavare. Potevo anche miagolare ad una finestra per chiamare fuori gli Umani e loro accorrevano. Solo che una di queste volte in cui mi affacciai per chiamarli mi trovai davanti una gatta. Piccola e indifesa com’ero fui immediatamente presa dal panico e soffiai, scatenando la rabbia dell’altra gatta che mi soffiò e ringhiò. Naturalmente era la Prima Gatta e, sebbene non accadde nulla di irreparabile poiché eravamo separate da un’inferriata e una retina, non eravamo certo partite col piede giusto.

Mi pentii in fretta della mia reazione, perché mi resi conto che se quella gatta era accasata con il Piccolo Branco Umano forse avevo una possibilità di farci amicizia e avere di nuovo una famiglia. La mamma mi mancava tanto e mi sentivo tremendamente sola, avere una compagna felina che mi volesse bene sarebbe stato un sogno. Per realizzarlo, compresi di dover fare due cose: conquistare la Prima Gatta e impietosire la Signora della Pappa.

La Signora della Pappa è la mamma della Mia Umana, e io non ci misi molto a capire che era anche il Capobranco. Chiaramente ero già nelle sue grazie perché mi portava sempre la Pappa, ma dovevo convincerla a lasciarmi entrare nella Tana per poter interagire meglio con la Prima Gatta e rifarmi una famiglia. Così passai all’attacco.

Ogni volta che uscivano dalla Tana, miagolavo e mi strusciavo, mostrando la pancia e cercando di fargli capire che volevo le Coccole più di ogni altra cosa. Al primo accenno di rientro nella Tana io mi sforzavo in ogni modo di intrufolarmi dentro, ma venivo sempre gentilmente rimessa fuori. Nell’attesa che il mio piano portasse i frutti sperati con gli umani, dedicavo il resto del mio tempo all’osservazione della finestra dove avevo visto la Prima Gatta. Ogni volta che la vedevo, ora che ero preparata, facevo le fusa e mi strusciavo alla finestra, dimostrandomi amichevole e remissiva. Lei continuava a ringhiare, ma io non mi arresi.

Sette giorni dopo il mio arrivo, mentre me ne stavo beata al sole a schiacciare un pisolino, la Mia Umana uscì inaspettatamente dalla Tana. Le corsi subito incontro pregustando le Coccole extra, e infatti lei mi prese subito in braccio ma poi, meraviglia delle meraviglie, aprì la porta della Tana e mi portò dentro con lei. Quando non mi riportarono fuori, capii che il Piccolo Branco Umano aveva deciso di adottarmi, proprio come io avevo già da un pezzo deciso di adottare loro. Iniziai subito a fare le fusa, e fu così che trovai una casa, una famiglia, e un nome.

La Gatta Casalinga

Privilegi

Quest’anno ho compiuto nove anni e in tutto questo tempo posso dire di averne viste di tutti i colori, sia in fatto di avventure che di gatti. Per una gatta come me che ha vissuto i suoi primi quattro anni in famiglia come Unica Gatta, avere altri gatti intorno è spesso una scocciatura: sono imprevedibili, non rispettano le mie regole e, soprattutto, rubano il tempo dei miei umani. A volte rimpiango il tempo in cui ero l’Unica Gatta, altre volte invece, anche se non vorrei ammetterlo, è un conforto avere compagnia felina.

Questo non significa che io approvi l’essere assimilata in una Banda di Felini. Io sono comunque il Capo, la Prima Gatta, la Capostipite e tutti gli altri felini mi devono rispetto. È così che Quell’Altra mi ha fregato, in realtà. Io non volevo fare amicizia, volevo ignorarla e fare l’offesa per il resto della vita ma lei continuava a tormentarmi, tutta remissiva e con gli occhi dolci, piccola e piagnucolosa… insomma, chiunque avrebbe ceduto. Ma questa è un’altra storia e forse sarà proprio Quell’Altra a raccontarvela, sebbene io dubiti la sua versione coincida con la mia.

I tempi in cui ero l’Unica Gatta erano veramente tempi d’oro. Essere unici ci rende molto speciali agli occhi di chi ci sta intorno, ogni gesto o suono è una novità, una meraviglia da conoscere e ammirare. In più, proprio perché ero Unica e Speciale, mi veniva perdonato di tutto. Dal pretendere di dormire in braccio per ore, all’interrompere lo studio della Mia Umana (attività orribile! Odio il puzzo dei libri sulle sue mani!), allo svegliarla tirandole i capelli con i denti. Senza contare tutti i miei capricci sulla Pappa. Sapeste quante marche di Pappa ho cambiato e quanti gusti ho bandito e poi rivoluto nel corso degli anni! La Mia Umana, sempre dolce e pronta a coccolarmi anche un minuto dopo che ho combinato un pasticcio, sa essere sorprendentemente ferrea quando si tratta della Pappa. È contraria agli sprechi, capite? Così per farmi sentire in colpa spesso mi dice “Ci sono gatti che muoiono di fame! Almeno finisci quello che hai nella ciotola poi cambiamo Pappa.”. Non che io sia così facile da smuovere, per favore, non mi chiamerei Prima Gatta se così fosse. Generalmente infatti vinco io queste sfide, qualche volta però la Mia Umana mi fa pena e l’accontento. Ora che siamo in tanti  è ancora meno un problema, c’è sempre qualcuno disposto a mangiare quello che mi ha stufato (anche se la Mia Umana ci prova ancora a tenermi testa) e non mi sento neanche gelosa, in fondo così otteniamo tutti quello che vogliamo.

D’accordo, lo ammetto, ci sono dei lati positivi a far parte di una Banda di Felini. La parte più dura è imparare a condividere i Privilegi con gli altri. Bisogna essere fortunati ed avere umani ben addestrati che sanno amare ed accontentare tutti allo stesso modo. Sembra semplice detta così ma non lo è. La Mia Umana però è molto ben addestrata, così come anche il resto del mio Piccolo Branco Umano, e io mi sento ogni giorno Unica e Speciale.

La PrimaGatta

Il Primo Giorno

Sono passati molti anni, ma ricordo ancora perfettamente il mio Primo Giorno. Non il giorno in cui nacqui, ma il giorno in cui adottai la Mia Umana. Era una giornata molto calda, ma per fortuna io ero in un luogo sicuro e fresco con la mia mamma e i miei fratelli, quando apparve l’Umano Che Ci Portava Il Cibo. Portava con sé il Barattolo della Pappa, ma anche altri due umani, un maschio come lui ed una femmina. Ci diedero il cibo, ma io me ne rimasi circospetta in disparte. A dir la verità io rimanevo quasi sempre in disparte, ero la più piccolina e i miei fratelli erano molto più intraprendenti di me, così finivo sempre per arrivare per ultima alla Pappa. Anche in quel momento, ignari del possibile pericolo o troppo stupidi per curarsene, i miei fratelli si fecero prendere e controllare dai due umani che li avevano attirati con il cibo. L’umana invece se ne rimaneva in un angolo ad osservarci, ma uno dei miei fratelli, sempre il più avventato, zampettò fino da lei e cominciò a mordicchiarle le dita dei piedi, facendole emettere un buffo suono squillante che in seguito ho imparato essere positivo. Dopo aver ispezionato tutti i miei fratelli, i due umani presero anche me e scoprirono che ero l’unica femmina della mia cucciolata. Mi passarono all’Umana che mi prese con delicatezza tra le mani e mi tirò su fino all’altezza del suo viso. Mi bastò una sniffatina per capire che lei non mi avrebbe fatto del male, e istantaneamente capii la reazione di mio fratello. Ci guardammo per qualche istante negli occhi ed io rimasi perfettamente immobile, sapevo di non essere molto presentabile, il mio pelo bianco e nero era piuttosto di un grigio uniforme e avevo fastidiosissime pulci che mi correvano su tutto il corpo, ma all’umana non sembrava importare e stare tra le sue mani era molto rassicurante. Fu in quel momento, mentre ci osservavamo a vicenda, che decisi che lei era mia. E la Mia Umana era d’accordo perché da quel giorno non mi ha più lasciata.

Poco dopo infatti mi mise in una comoda scatola di cartone aperta, il cui fondo era molto soffice, e mi portò via. Io non sprecai neanche uno sguardo per la mia famiglia ma tenni gli occhi fissi sulla Mia Umana, finché lei fosse rimasta in vista tutto sarebbe andato bene, il mio naso ne era sicuro. Lei si rivelò presto abbastanza intelligente da capirlo e ne fui molto soddisfatta (era la prova che avevo scelto bene), anche quando dovette posare la scatola per un attimo fece attenzione a rimanere nella mia visuale costringendo gli altri Umani a venirle incontro. In seguito salimmo in macchina e la Mia Umana rimase accanto a me tutto il tempo. Non ebbi paura perché lei era lì ed io schiacciai fantastici pisolini accoccolata sulle sue mani. Anche in quel caso fu svelta a comprendere che mi rifiutavo di chiudere gli occhi se non potevo accoccolarmi su di lei. In qualche modo dovevo essere sicura di non perderla, capite? In fondo erano solo le prime ore della nostra conoscenza, dovevo assicurarmi che capisse che l’avevo scelta e che lei ora era mia.

È stato un po’ un colpo di fulmine tra me e la Mia Umana, ma è così che ho trovato la mia vera famiglia. Anche se magari è un po’ strana, soprattutto perché per un po’ sono stata l’Unica Gatta (un privilegio che a volte rimpiango) ma poi ne sono arrivati molti altri, alcuni di passaggio ed altri per rimanere, perché noi gatti abbiamo buon naso e sappiamo riconoscere gli amici.

La Prima Gatta