Quell’Altra sarei io. Penserete forse che dovrei offendermi ad essere chiamata così, ma ormai è diventato praticamente un soprannome affettuoso. La Prima Gatta ed io non ci abbiamo messo molto a diventare socie nella buona e nella cattiva sorte, anche perché, detto tra me e voi, per quanto faccia la tosta in realtà è una tenerona. Non che lo ammetterebbe mai, anzi, ringhierebbe il contrario, ma a me non la dà a bere.
La storia del mio Primo Giorno è forse meno felice di quella della Prima Gatta, almeno all’inizio. Quand’ero piccolina, qualcuno mi strappò via dalla mia mamma e mi lasciò per strada in un luogo che non conoscevo. Ero sola e spaventata e l’unica cosa che pensai di fare fu nascondermi. Non so per quanto tempo rimasi sola, né quanto ci misi ad arrivare dove poi trovai il Piccolo Branco Umano, so solo che mi sembrò un’eternità e ancora oggi, a quasi cinque anni di distanza, mi capita di avere degli incubi su quei giorni.
Una sera, mentre ero nascosta sotto una macchina, annusai l’arrivo di un umano così mi affacciai e miagolai, cercando di capire se fosse un umano affidabile o uno di quelli che ti strappano alla mamma e ti abbandonano. Lui fece subito quei versetti che fanno gli umani quando ti vogliono chiamare, così io miagolai di nuovo e gli andai dietro, mantenendo una certa distanza per cautela. L’umano andò verso una casa e vedendo che lo seguivo chiamò fuori quello che poi compresi essere il resto del suo Piccolo Branco. Anche il resto del branco cominciò a fare quei versetti rassicuranti e in men che non si dica c’era un piatto di Pappa a poca distanza da me. Il Piccolo Branco Umano, composto dall’Umano Che Avevo Seguito e due femmine, si fece da parte per non farmi sentire minacciata ed io spazzolai il cibo, permettendo anche all’Umano di farmi una carezza. Quando sparirono di nuovo dentro la loro Tana, io trovai l’entrata e decisi che era un posto sicuro per fare un pisolino. Fu proprio davanti all’entrata della loro Tana che il Piccolo Branco Umano mi ritrovò poco tempo dopo, ma non si arrabbiarono, anzi fecero tanti altri versetti e mi offrirono altra Pappa, cui seguirono le Coccole. Le Coccole, se non lo sapete, sono la Cosa Migliore del Mondo. Neanche la Pappa è buona quanto le Coccole, io potrei vivere solo di Coccole, ne sono sicura.
Presi subito in tremenda simpatia l’umana più giovane, anche nota come la Mia Umana (o Nostra, non ho problemi a condividere io, purché mi si facciano tante Coccole) perché capì subito che quando usciva, per quanto apprezzassi la Pappa, volevo soprattutto le Coccole. La mia logica era semplice, la Pappa rimaneva nella Ciotola anche se la Mia Umana rientrava nella sua Tana, ma le Coccole se ne andavano con lei. Era una questione di priorità. Nel giro di un giorno avevo stabilito il mio quartier generale davanti all’entrata della loro Tana, era un posto riparato, con ciotole di Pappa e acqua e non dovevo neanche allontanarmi per espletare i miei bisogni perché c’erano tanti vasi in cui scavare. Potevo anche miagolare ad una finestra per chiamare fuori gli Umani e loro accorrevano. Solo che una di queste volte in cui mi affacciai per chiamarli mi trovai davanti una gatta. Piccola e indifesa com’ero fui immediatamente presa dal panico e soffiai, scatenando la rabbia dell’altra gatta che mi soffiò e ringhiò. Naturalmente era la Prima Gatta e, sebbene non accadde nulla di irreparabile poiché eravamo separate da un’inferriata e una retina, non eravamo certo partite col piede giusto.
Mi pentii in fretta della mia reazione, perché mi resi conto che se quella gatta era accasata con il Piccolo Branco Umano forse avevo una possibilità di farci amicizia e avere di nuovo una famiglia. La mamma mi mancava tanto e mi sentivo tremendamente sola, avere una compagna felina che mi volesse bene sarebbe stato un sogno. Per realizzarlo, compresi di dover fare due cose: conquistare la Prima Gatta e impietosire la Signora della Pappa.
La Signora della Pappa è la mamma della Mia Umana, e io non ci misi molto a capire che era anche il Capobranco. Chiaramente ero già nelle sue grazie perché mi portava sempre la Pappa, ma dovevo convincerla a lasciarmi entrare nella Tana per poter interagire meglio con la Prima Gatta e rifarmi una famiglia. Così passai all’attacco.
Ogni volta che uscivano dalla Tana, miagolavo e mi strusciavo, mostrando la pancia e cercando di fargli capire che volevo le Coccole più di ogni altra cosa. Al primo accenno di rientro nella Tana io mi sforzavo in ogni modo di intrufolarmi dentro, ma venivo sempre gentilmente rimessa fuori. Nell’attesa che il mio piano portasse i frutti sperati con gli umani, dedicavo il resto del mio tempo all’osservazione della finestra dove avevo visto la Prima Gatta. Ogni volta che la vedevo, ora che ero preparata, facevo le fusa e mi strusciavo alla finestra, dimostrandomi amichevole e remissiva. Lei continuava a ringhiare, ma io non mi arresi.
Sette giorni dopo il mio arrivo, mentre me ne stavo beata al sole a schiacciare un pisolino, la Mia Umana uscì inaspettatamente dalla Tana. Le corsi subito incontro pregustando le Coccole extra, e infatti lei mi prese subito in braccio ma poi, meraviglia delle meraviglie, aprì la porta della Tana e mi portò dentro con lei. Quando non mi riportarono fuori, capii che il Piccolo Branco Umano aveva deciso di adottarmi, proprio come io avevo già da un pezzo deciso di adottare loro. Iniziai subito a fare le fusa, e fu così che trovai una casa, una famiglia, e un nome.
La Gatta Casalinga